Non è solo una opportunità lavorativa in esponenziale sviluppo ma un vero e proprio modo di riscoprire, in prima persona, un nuovo benessere: la Pet Therapy, da qualche tempo a questa parte, sta cambiando le abitudini di un numero crescente di italiani. Dai pazienti ai professionisti, giunge anche nelle corsie degli ospedali ed è, oggi come non mai, una ottima risorsa per combattere la solitudine causata dalla pandemia da Covid-19.
Supportata da basi scientifiche che ne attestano l’efficacia, questa disciplina è stata teorizzata per la prima volta negli USA all’inizio degli anni ’60 quando lo psichiatra infantile Boris Levinson ne ha fotografato puntualmente le caratteristiche dopo l’attenta osservazione del comportamento di alcuni suoi pazienti autistici. Da allora la Pet Therapy ha conosciuto ulteriori sviluppi e usi: basti pensare che è stata recentemente introdotta nelle corsie dei maggiori ospedali italiani come il Fate bene fratelli di Roma e gli ospedali Sacco e Niguarda di Milano quale fondamentale supporto morale per affrontare alcune importanti patologie in cui un approccio più positivo nei confronti della malattia stessa potrebbe essere di aiuto per pazienti e familiari. Nell’emergenza tuttora in corso, la Pet Therapy risulterebbe utile anche per alleviare lo stress del personale sanitario: presso il Rose Medical Center di Denver in Colorado, la Pet Therapy è stata infatti da subito adottata con successo già durante le prime settimane della pandemia grazie al labrador Wynn che ha avuto il merito di ”alleggerire” il carico di lavoro del personale sanitario tra un turno e l’altro.
È stato scientificamente provato che basta una semplice carezza a un animale da compagnia perché il nostro organismo rilasci ossitocina ovvero quell’ormone chiamato comunemente “ormone della felicità”, che dona benessere immediato e abbassa i livelli di stress. Risulta di fatto un ottimo alleato del buonumore per tutti e in particolar modo per gli anziani e per i bambini. Compatibilmente all’emergenza pandemica, se ne stanno valutando nuovi utilizzi anche presso le case di riposo. Questo la rende un volano anche per futuri e utili sviluppi lavorativi che ruotano attorno all’”universo-pet”: da un recente rapporto Eurispes è emerso infatti che sono sempre di più gli italiani che adottano un animale da compagnia in famiglia. Dati alla mano si registra che un pet ower su dieci in Italia spenda tra i 101 e 200 euro al mese per la cura del proprio cane o gatto e seguono interessanti dati anche su altre tipologie di spesa in tal senso. Ciò crea prospettive che non sono solo legate al benessere del singolo ma anche a tutte quelle figure professionali, sempre più qualificate, che svolgono molteplici attività in questo ambito: dai dog sitter, agli addetti ai pet shop e, non ultimo, ai professionisti degli Interventi Assistiti con Animali (I.A.A.).
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