News | Quali sono le professioni del futuro e che ruolo ha la formazione?
Professioni del futuro

Quali sono le professioni del futuro e che ruolo ha la formazione?

Come scegliere la propria strada compatibilmente al mercato del lavoro

Tra le necessità più urgenti dell’incontro tra domanda e offerta di lavoro vi è senz’altro quella di diminuire la forbice dello skills mismatch che, specie in Italia, rimane ancora troppo ampia. Una situazione legata prevalentemente al background culturale che vede ancora una certa propensione, delle nuove generazioni, a compiere scelte formative non funzionali. Una necessità che tuttavia non riguarda solo l’Italia ma il 40% dei Paesi dell’Ocse con proiezioni di percentuali in possibile aumento a causa della pandemia da Covid-19 e che pesa sull’economia mondiale come una tassa del 6% (studio pubblicato sul Report del Boston Consulting Group “Fixing the global skills mismatch”).

Alla luce di ciò, è quindi realmente possibile capire quali siano le professioni del futuro? Dall’indagine “The Future Is What It Used To Be”, CITI and Oxford Martin School e dai più recenti dati Adecco, Unioncamere, Anpal, Excelsior emerge prima di tutto una percentuale di richiesta del 24% tra le risorse nel campo IT con particolare attenzione agli esperti di Intelligenza artificiale e Big data. A seguire troviamo le figure degli ingegneri informatici, sviluppatori di software e coding, professionisti dell’IoT (Internet of Things) ed esperti di comunicazione digitale ed e-commerce.

Anche il settore sanitario è tra i primi posti: il 14% della domanda di nuovi professionisti arriverà dall’ambito relativo alla cura e alla salute e della persona. Da qui al 2023 dovrebbero essere richiesti ben 400mila posti nel settore della sanità e dell’assistenza sociale; sono anche in crescita nuove figure professionali come quella dell’educatore alla salute specie alla luce del momento storico mondiale che stiamo attraversando. Queste nuove figure avranno dunque il compito di formare prevalentemente sui rischi sanitari al fine di prevenirli e, all’occorrenza, gestirli.

Altre competenze ricercate saranno quelle legate ai media, all’educazione, alla creatività e alla sharing economy con 200mila nuove opportunità nel settore dell’istruzione e dei servizi formativi. Pertanto non mancherà la necessità di una formazione 4.0 che sappia coniugare la professionalità con la gestione disinvolta dei nuovi sistemi tecnologici e, non ultimo, dei social.

La formazione a 360 gradi è dunque una priorità e lo è, in maniera esponenziale, anche per le aziende. Come emerge dalla stima effettuata da Unioncamere nel prossimo futuro, solo in Italia, ci sarà bisogno di 2.5 milioni di occupati in più e all’interno del 75% delle aziende sarà necessario compiere un’azione di reskilling del personale già presente al fine di far fronte alla crisi come riportato nel dossier 2020 Unioncamere-ANPAL. Risulta evidente dunque una attenzione particolare alla formazione sia di tipo tecnico che di tipo trasversale e che sia in grado di coinvolgere tanto gli studenti che i professionisti già affermati per una crescita delle competenze personali che si riflettano sul benessere delle aziende e, di conseguenza, sull’intero Sistema Paese.

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